Care Colleghe, cari Colleghi,
come ogni fine agosto, al ritorno dalle (speriamo) riposanti vacanze estive, siamo nuovamente animati da brillanti propositi per l’anno – almeno quello lavorativo - che si va ad aprire.
Lasciate da parte le scorie accumulate dalla campagna dei dichiarativi e dei bilanci 2022, oltre a programmare per la ripresa diete snellenti e attività fisiche ricostituenti, molti di noi stanno già pensando come gestire, con una più attenta organizzazione, il proprio lavoro che, ogni anno che passa, sembra diventare sempre più gravoso e annichilente.
Non c’è nulla da fare: quella passione - forse un po’ masochistica – che da sempre caratterizza la vita di noi Commercialisti ci porta, dopo aver recuperato le forze, a voltare rapidamente pagina e a dimenticare, seppure ogni anno con qualche difficoltà in più, le evidenti negatività della professione e a guardare al futuro con un ottimismo e una curiosità che spesso ci stupiscono.
Sia chiaro: non facciamo operazioni a cuore aperto, né costruiamo ponti, ma – nonostante tutti gli ostacoli che ci vengono messi tra le ruote, tanto da una legislazione spesso farraginosa, quanto da un momento economico incerto come non mai – siamo tutti (o quasi) mediamente orgogliosi della professione che esercitiamo.
Confrontarsi ogni giorno con imprenditori e contribuenti che ci considerano ancora tra i loro primi paladini, mettere a disposizione in maniera professionale ed entusiastica le nostre conoscenze frutto di anni di studio, a dispetto di improvvisate e superficiali ricerche autogestite sulla rete, e provare ad incidere efficacemente su questioni che angustiano la nostra vita e le prospettive dei nostri figli, ci spingono ogni mattina a tornare in Studio, non sempre con entusiasmo, ma sicuramente con un senso di responsabilità e del dovere che ci contraddistinguono, per provare ad aiutare i nostri clienti a risolvere anche solo alcune delle problematiche che li affliggono.
E tutto questo cerchiamo di farlo con metodo, con attenzione e con rigore: in una parola con Ordine, quel termine, a cui spesso ci dimentichiamo di dare il suo vero significato, quella caratteristica ultima che permea la nostra Istituzione e ci impone, tanto di essere soggetti ad obblighi cogenti nei confronti della collettività, quanto - soprattutto – ci apre verso nuovi mondi e verso altri colleghi, in un processo di confronto, di formazione, ma anche di interazione, che ci rende più uniti, o comunque meno soli, nel rispetto delle diversità di ciascuno e della naturale concorrenza insita in una comunità di soggetti che esercitano tutti la medesima attività.
Non fu esente da qualche critica, in passato, la rappresentazione che facemmo del nostro Ordine come di una famiglia. Nonostante tutto, continuiamo ancora a credere in quella visione. Essere famiglia, oggi ancor più di ieri, non significa solo rose e fiori, anzi. Le difficoltà, le incomprensioni, le visioni diverse sono la condizione normale di tutti i rapporti, soprattutto di quelli familiari, ancor più considerando che viviamo un’epoca caratterizzata dalla fobia, dal ritiro sociale, da una chiusura agli altri che risulta acuita dall’iperconnessione tecnologica, come peraltro sostiene autorevolmente il noto psicanalista Massimo Recalcati. Questo eccesso di collegamenti virtuali, infatti, non mette le nostre vite in rapporto con gli altri, anzi spesso tende a separarci.
Noi, invece, abbiamo sempre creduto fermamente nel dialogo, nel dibattito, in una connessione diversa da quella alimentata dagli oggetti tecnologici: continuiamo a privilegiare la parola, il confronto, il buon senso. E questa scelta, senza prosopopea, può essere assicurata, oltre che principalmente dai propri rapporti personali e familiari, anche dalla partecipazione alla vita dell’Ordine, che, nella nostra visione, riteniamo possa rappresentare un’Istituzione in grado di aiutarci a raccogliere frammenti di umanità che ancora oggi possiamo trovare dallo stare insieme.
E questa volta avremo un’occasione in più per stare insieme, per “fare rete”, come piaceva al nostro indimenticato ed indimenticabile “capo” Aldo Milanese, al cui insegnamento continuiamo fermamente ad ispirarci. Ad ottobre, nei giorni 18, 19 e 20, si terrà nuovamente al Lingotto di Torino, il Congresso Nazionale della nostra Professione che, nel 2009, rappresentò un importante momento di svolta, sancendo - in quel caso - il sugello alla professione unita, circostanza che a distanza di anni ha rappresentato un elemento di costruzione per un futuro comune.
Riteniamo che, ancor più in questo momento, la presenza di tanti di noi al Congresso possa costituire un segnale importante per dimostrare l’importanza dei “corpi intermedi” per la collettività tutta, in un contesto nel quale - sempre più – il termine politica richiama considerazioni spesso negative.
Per noi invece la politica di categoria, così come dovrebbe ancor più avvenire per quella parlamentare, rappresenta la fondamentale rappresentazione di un dialogo e di un confronto democratico, necessario, nel nostro caso per sviluppare ed anticipare il futuro della nostra professione di Commercialista che non potrà che subire nel prossimo futuro importanti modifiche.
E questo non solo per i giovani che, per definizione sono animati da curiosità e belle speranze e che a Torino (così come in tutta Italia) sono degnamente rappresentati dalla loro associazione, l’Unione Giovani appunto, che sembra assicurare un ottimo viatico per il futuro dell’Ordine.
Ma il futuro interessa anche i meno giovani che sono in grado di assicurare competenza, entusiasmo e voglia di confrontarsi, così come dimostra la proficua attività dei nostri numerosi Gruppi di Lavoro che, negli anni, hanno prodotto non solo lavori egregi dal punto di vista tecnico, ma hanno altresì partorito solide amicizie e collaborazioni, abbassando virtuosamente il livello di guardia nell’interlocuzione tra colleghi.
Le nostre solide radici da una parte, ed i nostri giovani virgulti dall’altra, quindi, sembrano ancora poter assicurare alla professione del Commercialista torinese importanti scenari nei quali cogliere occasioni di lavoro e di crescita professionale, temi sui quali andremo a dibattere tutti insieme nella prestigiosa cornice del Lingotto, aprendo Torino, la nostra città, a colleghi di tutta Italia che, come spesso accade in queste occasioni, si stupiranno della bellezza del nostro capoluogo.
Ma, allo stesso modo, abbiamo voluto che l’evento non fosse solo di Torino, ma rappresentasse il Congresso di tutti gli Ordini del Piemonte e della Valle d‘Aosta, ai quali siamo strettamente legati da sinceri rapporti di vicinanza e collaborazione nell’ambito del Coordinamento e con i quali, alle ultime elezioni nazionali (così come spesso anche a quelle precedenti) abbiamo fatto dell’unitarietà di intenti un motivo di vanto e di forza, portando all’individuazione di colleghi efficienti ed efficaci, tanto per sedere nel Consiglio Nazionale, quanto nelle Fondazioni, quanto - infine - nell’ambito delle Commissioni di Studio, dando così lustro all’intero territorio, e facendo di Torino e delle nostre Regioni un riferimento ascoltato e riconosciuto.
E quindi Vi aspettiamo numerosi il 18 ottobre, ricordandoVi che al termine dei lavori congressuali, festeggeremo, questa volta in anticipo rispetto al passato, i colleghi che hanno superato nel 2023 l’importante traguardo dei 60, 50 e 30 anni di professione (riceverete in merito ulteriori informazioni ad hoc).
Vi giunga l’augurio, infine, di una buona ripartenza lavorativa, con la speranza di poterci vedere quanto prima nella nostra sede di via Carlo Alberto.
Un caloroso abbraccio.
Per il Consiglio dell’Ordine di Torino
Il Presidente
(Luca Asvisio)